Va bene il Tg1 della sera in questo inizio della stagione televisiva. Le prime quattro settimane (18/09-15/10) il Tg1 delle venti produce un ascolto medio di 4,9 milioni di persone e una quota d’ascolto del 26% con il Tg5 a 3,8 milioni per uno share del 20,2% e TgLa7 a 1,1 milione e share del 5,7%.
Il confronto con lo stesso periodo dello scorso anno vede l’audience del Tg1 rimanere sostanzialmente uguale (-9mila individui) mentre il Tg5 della sera perde 195mila spettatori. La performance migliore è del TgLa7 (+14mila persone). Essendo l’ascolto complessivo diminuito, tutti e tre i telegiornali delle venti registrano crescite nella loro quota d’ascolto, il Tg1 sale di +2,6 punti di share (+11%); il Tg5 di +1,2 punti (+6,3%) e TgLa7 di 0,7 punti che valgono una crescita del 13% su sé stesso.
Crisi e tensioni politiche spingono, come quasi sempre accade, il notiziario della sera del servizio pubblico, in questa occasione i pubblici del Tg1 crescono anche nel numero di contatti (130mila persone in più sintonizzate per almeno un minuto). Diminuiscono invece i contati del Tg5 (-260mila). Settantunomila ne guadagna il TgLa7.
Al mattino l’andamento è al contrario. Elaborando i dati tra le sei e trenta e le nove del mattino per le stesse quattro settimane (18/09-15/10) Rai Uno scende e Canale 5 sale. La prima rete del servizio pubblico perde il 12% dei propri ascolti e il 4% sia della propria quota d’ascolto che dei contatti.
Il calo della prima rete Rai va a vantaggio di Canale 5 che cresce dell’8% sugli ascolti, del 19% sullo share e del 6% sui contatti. Nel confronto tra gli stessi periodi 2021 e 2022 lo share dell’ammiraglia Mediaset passa dal 17,3% al 20,6% (+3,3 punti di share), mentre la perdita di quota di Rai Uno è inferiore al punto percentuale (-0,6).
Crescono al mattino le persone davanti ad un televisore acceso. Nel confronto tra i due periodi l’ascolto complessivo di questa fascia scende in media di 371mila individui. Al di là dell’analisi su Rai Uno e Canale 5 è interessante osservare come in realtà le persone con un televisore acceso tra le sei e trenta e le nove del mattino aumentino. Grazie alle iniziative Auditel con la misurazione del “non riconosciuto”, ovvero di ascolti non destinati alle reti monitorate, ma pur sempre dovuti alla visione da televisore, si possono conoscere i dati d’ascolto del resto del mondo televisivo. Nel periodo e nella fascia analizzate sono in media 468mila le persone con il televisore acceso e sintonizzato sul non riconosciuto. L’impegno di tempo dedicato al televisore cresce; “l’altro” guadagna più di quanto la tv tradizionale perda. In questo altro ci sono anche gli editori incumbent con le loro piattaforme, c’è molto dell’offerta televisiva, da Prime Video, a Netflix, a Disney, e via enumerando. Una quantità di offerta in grado di attrarre i più giovani; l’età media di chi segue le nuove offerte e il recente modo di consumarle è diciassette anni più giovane del popolo della tv tradizionale. Il 32% di chi usa il televisore per guardare altro è davanti ad una smart tv connessa; il 16% ha attivo un set top box senza tuner (va solo su Internet).