Se mai fosse esistita qualche pagina della cosiddetta “Agenda Draghi” dedicata alla Rai quasi certamente è andata persa oppure nessuno ricorda più cosa c’era scritto. Ora invece la nuova Agenda Meloni (ovvero l’Agenda del nuovo Governo) sul Servizio Pubblico è già pronta e il calendario degli appuntamenti già tutto occupato. Con almeno 5 pagine molto fitte.
Pagina n.1: il canone. Si tratta di un tema di assoluto rilievo strategico per il futuro della Rai. A maggio dello scorso anno sono arrivate le prime notizie da Bruxelles dove si leggeva che la riscossione del canone sarebbe dovuta avvenire in modo diverso da quello attuale, previsto dalla Legge 208 del 2015, dove si impone il pagamento attraverso la bolletta elettrica. Il provvedimento comunitario dovrebbe andare in vigore a partire dal prossimo anno ma, al momento, non è stato preso nessun orientamento e questa sarà il primo impegno del prossimo Governo. Si prospettano due possibilità: o si riesce a definire una nuova modalità di riscossione (che potrebbe anche essere la stessa di prima del 2015 con opportuni meccanismi di verifica e sanzione al fine di evitare il ritorno ad una massiccia evasione, stimata intorno al 25 %). Oppure, come sembra probabile in considerazione dei tempi istituzionali, proporre uno slittamento all’anno successivo, il tempo necessario ad inquadrare il “dossier” canone all’interno di una nuova normativa del Servizio Pubblico, peraltro tutta ancora da definire (vedi pagina 5).
Pagina n.2: rinnovo del Contratto di Servizio 2023-27. Le linee guida sono state tracciate e pubblicate: il Consiglio dei Ministri (maggio scorso) ha deliberato gli orientamenti necessari al MISE ai fini dell’accordo con AgCom. L’Autorità garante ha prima recepito (marzo) e, a sua volta, ha deliberato (luglio) gli indirizzi che ora sono tornati in parte al MISE e in altra parte a Rai. A questo punto, il Ministero e il vertice di Viale Mazzini dovranno redigere una prima bozza di Contratto che formalmente dovrà essere approvata e successivamente trasmessa alla Commissione Parlamentare di Vigilanza che a sua volta dovrà esprimere un parere obbligatorio ma non vincolante. Subito dopo, MISE e Rai redigono il testo finale che dovrà essere approvato dal Cda Rai e dal Ministro in carica. Il ministro in carica nel governo precedente era Giancarlo Giorgetti, espresso dal partito che in questo momento, in piena campagna elettorale, ha ribadito la nota opposizione al canone Rai, il pilastro sul quale si regge tutta l’architettura del nuovo Contratto di Servizio. È immaginabile che il nuovo Governo possa intervenire per modificare in tutto o in parte il lavoro finora svolto?
Pagina n. 3: rinnovo del Piano Industriale. Quello attuale formalmente scade quest’anno ed è stato varato dal precedente Cda Rai targato Salini ed è derivato e subordinato al Contratto di Servizio che ne fissa gli orientamenti strategici (art. 25, Obblighi specifici, lettera u). Si trattava di un Piano robusto ed ambizioso rimasto per molti aspetti inapplicato. È stato ripreso dall’attuale AD Carlo Fuortes per la parte relativa alla riorganizzazione per generi lasciano del tutto disattesa la parte relativa all’informazione: il noto allegato 4. “Pian per l’informazione Rai 2019-21”. Al momento, risulta nota la versione presentata in Vigilanza lo scorso 21 luglio “Piano Industriale 2023-25 e Focus sul Piano Immobiliare” dove si legge che “Il contratto di servizio 2023-28 pone al centro dello sviluppo di Rai gli obiettivi di rilevanza, inclusività, credibilità, responsabilità e sostenibilità… La sfida del prossimo Piano Industriale sarà trasformare Rai in un’azienda media digitale integrata capace di competere nel mondo digitale… Il Piano Industriale si sviluppa attorno a tre concetti fondamentali: profonda trasformazione, valorizzazione delle risorse umane, visione di lungo periodo”.
Pagina n.4: cessione della quota residua di Rai Way. Dopo il DPCN del Governo (febbraio scorso) dove si consentiva la “… la diminuzione della partecipazione di RAI S.p.A. nel capitale di RAI WAY S.p.A., nel quadro del mantenimento del controllo di un’infrastruttura strategica per il Paese” il progetto è rimasto stand by in attesa della definizione di passaggi cruciali, primo tra tutti la governance del futuro “polo delle torri”. Sono state ipotizzate due soluzioni: la prima prevede la costituzione di una nuova società della quale faranno parte i soggetti interessati (EiTowers) che poi si dovrebbe quotare sul mercato azionario; la seconda ipotesi prevede una fusione per incorporazione di Ei Towers in Rai Way attraverso un scambi azionario. In entrambe le soluzioni il passaggio ancora non definito è la composizione del board. Mediaset segue con particolare attenzione questa vicenda.
Pagina n. 5: riforma della Rai. È l’ultima pagina, la più complessa ma forse la più rilevante: si tratta di aggiornare e rivedere complessivamente la Legge Gasparri (la n. 112 del 2004) che ha “riordinato il sistema radiotelevisivo”. Sono rimasti nei cassetti della Commissione Lavori Pubblici del Senato diverse proposte di Legge per la revisione della Governance Rai in grado di superare la precedente Legge 220 del 2015 che ha definito i criteri di nomina del Cda Rai. Il dibattito in Aula si è arenato quando è stato fatto un tentativo di riunificare i testi presentati in unico disegno.