Necessario premettere subito che l’unico metro di misura oggi disponibile per valutare questa distanza non gode di consenso unanime sulle modalità di elaborazione dei dati e relative formazione delle classifiche degli ascolti radiofonici. Al momento, è solo disponibile lo strumento promosso e sostenuto dal Tavolo Editori Radiofonici: “L’indagine RADIO TER è un’indagine campionaria unitaria – rappresentativa della popolazione italiana di 14 anni e oltre – sull’ascolto delle emittenti radiofoniche pubbliche e private, nazionali e locali, condotta per esclusivi fini statistici… L’indagine rileva, infatti, informazioni che consentono di stimare il numero, la composizione e il profilo degli ascoltatori al livello Totale Italia, area geografica e singole regioni, per: La radio nel complesso; Le singole emittenti nazionali e locali iscritte”. Al RADIO TER aderiscono 12 soci: Aeranti-Corallo, Associazione radio frt, Cn media s.r.l., Elemedia s.p.a., Il sole 24 ore s.p.a., R.T.I. s.p.a., Radio Dimensione Suono s.p.a., Radio Italia s.p.a., Radiomediaset s.p.a., RAI – radiotelevisione italiana s.p.a., RMC italia s.p.a. e infine RTL 102,500 hit radio s.r.l.
La domanda è: quanto sono condivisibili i dati Radio TER? Tre anni addietro Roberto Sergio, l’attuale direttore di Radio Rai, ebbe a dichiarare: “Il dato appena uscito del 2019 è l’ennesima dimostrazione che siamo di fronte a una ricerca non idonea a fotografare la realtà degli ascolti in Italia …I dati che rileva TER sono il risultato delle campagne di comunicazione, della notorietà dei brand e di altri elementi esogeni. Non rappresentano l’ascolto vero delle persone… Se quindi dovesse emergere che l’andamento degli ascolti dipende dagli investimenti pubblicitari e non da quelli sul prodotto, avremmo la prova che questo è un sondaggio e non una ricerca credibile”. Si arriva poi al 6 luglio scorso, quando Lorenzo Sassoli de Bianchi, il presidente UPA, nella sua relazione annuale ha dichiarato : “Peccato non riuscire ancora a misurare la radio in tutte le sue sfaccettature, come meriterebbe. Aspetteremo il maturare della sensibilità degli editori” e, a ridosso di questa considerazione, Sergio in un intervista a Prima Comunicazione, ha commentato “I dati di oggi fotografano la brand awareness, dei canali radiofonici. Se invece parliamo di numeri per avere indicazioni editoriali e per affinare l’offerta, allora TER non è lo strumento giusto …TER funziona ancora con questionari telefonici”. La querelle si conclude alla recente presentazione dei palinsesti radiofonici lo scorso 14 settembre: “La Rai ha preso atto che TER è l’unica currency disponibile e quindi si impegnerà con gli altri editori a far sì che questa ricerca venga migliorata ulteriormente per cercare di avere anche quei risultati di ascolto che non sono solo attraverso l’FM ma tutte le altre reti di distribuzioni spingendo ancora di più sul Dab, grazie a un importante piano di investimenti aziendale”.
Dunque, è su questa base che ci dobbiamo attenere per capire quanto si misura la distanza tra la radiofonia pubblica e quella privata. Questi i dati resi noti dalla rilevazione del primo semestre TER 2022 (25 gennaio-20 giugno, rilasciati il 14 luglio – giorno medio):
01 – Rtl 102.5 – 6042
02 – Rds 100% successi – 4867
03 – Radio deejay – 4790
04 – Radio Italia musica – 4530
05 – Radio 105 – 4323
06 – Radio kiss kiss – 3527
07 – Rai radio 1 – 3422
08 – Rai radio 2 – 2752
09 – Virgin radio – 2572
10 – Radio 24 Sole 24 Ore – 2294
11 – R101 – 1909
12 – M20 – 1616
13 – RMC – 1465
14 – Radio Capital – 1369
15 – Rai radio 3 – 1270
16 – Radio freccia – 1269
17 – Radio zeta – 731
18 – Rai isoradio – 618
Per una lettura più completa ed esaustiva di questa classifica, che include le diverse modalità e piattaforme di ascolto della radio è necessario osservare i 6 diversi device rilevati da TER: radio tradizionale FM, autoradio, televisore, Pc/Tablet, smartphone e smartspeaker.
Rispetto alla classifica generale di cui sopra, Radio Rai con i suoi tre canali si colloca:
- Autoradio (pesa il 48,13% del totale ascolto AQH – Average Quarter-Hour share): Radio UNO nella nona posizione con 3,59% del 2022 e il 4,45 nel 2021.
- Radio tradizionale (32,15% del totale ascolto AQH): Radio Uno in prima posizione con l’8,71% rispetto al 9,52 dell’anno precedente.
- Televisione (8,19% del totale ascolto AQH): con Radio Due all’11° posto che passa dal 3,22% del 2021 al 2,06% del 2022.
- Smartphone (6,79% del totale ascolto AQH): Radio Uno al 4° posto con il 4,85% rispetto al 4,49% del 2021.
- Pc/Tablet (2,87% del totale ascolto AQH): ancora Radio Due al 9° posto che passa dal 4,69% del 2021 al 3,53 del 2022.
- Smartspeaker (1,80% del totale ascolto AQH): Radio Due in seconda posizione e aumenta dal 5,02% dello scorso anno al 7,68% del 2022.
Dunque, per oltre il 90% dell’ascolto AQH la radio pubblica insegue le radio commerciali ed evidenzia, salvo l’ascolto con lo smartphone e lo smarspeaker, una tendenza negativa.
Ci sono poi altri numeri dei quali è opportuno tenere considerazione: i dati pubblicati dalla consueta relazione della Corte dei Conti, lo Studio Economico Settore Radiotelevisivo Privato Italiano – 27° Edizione pubblicato da Confindustria RadioTV lo scorso gennaio e la Relazione e bilanci RAI al 31 dicembre 2021.
Nel primo documento, pubblicato lo scorso maggio, di radio si parla poco (un capitolo invece viene riservato a Sanremo) e leggiamo solo dati relativi al numero e costo del personale RAI: 11.344 dipendenti per un valore totale di 917,2 mln di Euro. Per quanto riguarda specificamente gli occupati nel settore della radiofonia, leggiamo da Report di CRTV che risultano impiegate nella radiofonia “… 761 unità in calo dell’1,0% rispetto al 2018, 140 e le radio nazionali private con 721 unità, in crescita dell’1,4% rispetto all’anno precedente (711 nel 2018)” (pag. 93). Ovvero, risultano addetti a Radio Rai meno del 10% del totale degli occupati di tutta l’Azienda pubblica.
Non è possibile avere dati disaggregati per quanto riguarda il confronto con gli altri settori, sia per la consistenza numerica sia per la ripartizione dei budget. Il Bilancio RAI non ci aiuta: nella Relazione sulla gestione, la Radio occupa solo 7 pagine mentre la Tv ne occupa oltre 50. Si leggono i profili editoriale, gli andamenti degli ascolti e la vasta offerta proposta ma nulla di più.
Su questi dati, su questo panorama della radiofonia Rai ovvero sull’Ecosistema Audio Suono, come è stata recentemente definito nel corposo report pubblicato dall’Ufficio Studi RAI lo scorso settembre, abbiamo richiesto un incontro a Roberto Sergio, direttore di Radio Rai, e Andrea Vianello, direttore Testata Rai Giornale Radio e Radio Uno. Siamo in attesa di risposta.