Domenica 28 maggio: il Sole 24 Ore pubblica un “colloquio” con Giancarlo Leone, presidente APA e proprietario della Società Q10 Media per la produzione di audiovisivi. Titolo: “Per non perdere rilevanza, la Rai deve investire nell’audiovisivo il doppio di oggi”. Rilevanza pubblica e investimenti privati sono tutt’uno . La RAI, secondo Leone, “…deve essere di stimolo per tutto il mercato audiovisivo indipendente. Per farlo con efficacia e ricreare un sistema pubblico culturalmente solido ed in grado di competere a livello globale deve avere il doppio delle attuali risorse da investire nell’audiovisivo”. Mamma Rai è sempre generosa con i suoi figli.
Lunedi 29: il Corriere della Sera pubblica un’intervista a Francesco Pionati, ora direttore dei GR. Senatore “centrista” e “salvatore” (governo Berlusconi) della prima ora, nato ad Avellino, patria di De Mita e grande amico di Casini, a sua volta grande amico di Roberto Sergio (“… democristiano da una vita…” vedi La Stampa del 28): ovvero la sintesi della “democristianitudine” allo stato puro. Al temine dell’intervista gli viene chiesto: “E chi intervisterebbe, potendo sognare? «Gesù».Tutto torna, prima o poi.
Martedì 30 maggio, ore 19.44: la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, diffonde un video si Instagram a commento dei risultati dele elezioni comunali appena concluse. Pari e patto, cotto e mangiato, così com’è, viene diffuso dalle testate televisive nazionali (e il Tg1 non poteva essere da meno). La presenza dei giornalisti che fanno domande è ormai completamente inutile. La Schlein non poteva essere da meno, anzi raddoppia. Sul suo profilo Instagram dichiara solennemente “Il cambiamento non è un pranzo di gala … Mettetevi comodi, siamo qui per restare”. La competizione sarà dura … molto dura: vincerà chi avrà più like e follower, i voti non contano.
Mercoledì 31 maggio, ore 10: a Viale Mazzini si riunisce, dopo molti anni, il Comitato editoriale. Nato ai tempi di Antonio Campo Dall’Orto, il Comitato è composto dai direttori di “genere”, dai direttori di Marketing e distribuzione, dal nuovo “DG” e dai rispettivi capi staff appena nominati (???). Non si legge la presenza dei direttori delle testate giornalistiche: non ne hanno bisogno. C’è malumore nell’aria: gli ascolti non sono incoraggianti e le uscite in corso aprono voragini non facili da colmare e il 7 luglio (presentazione dei palinsesti a Napoli) è alle porte. Come si usa fare nei momenti di difficoltà e non si sa bene cosa fare … si crea un “gruppo di lavoro”, si propone un’assemblea, si convoca una riunione o si apre un dibattito intorno ad un tavolo di confronto. Qualcosa uscirà, forse. Da questo Comitato appena riunito non è uscito nulla, almeno per ora.
Nella stessa giornata, a Palazzo Chigi, la presidente del Consiglio Giorgia Meloni incontra le parti sociali. A mergine del confronto, sembra sia stato sollevato un grave problema dove il “… presidente della Coldiretti, Ettore Prandini , che, premettendo di rispettare la libertà di stampa e il servizio pubblico, ha detto a Meloni che la trasmissione di Sigfrido Ranucci screditerebbe gli imprenditori agricoli, riferendosi a un servizio sugli allevatori andato in onda. Anche il presidente di Confagricoltura Massimiliano Giansanti si è lamentato con la premier del fatto che la tv di Stato non può ospitare programmi che ledano la reputazione delle aziende italiane” (vedi articolo sul Corriere a firma Antonella Baccaro). Si suppone che il Governo possa aver preso nota e ne parlerà con chi di competenza: faranno sapere!
Giovedì 1 giugno, ore 13.02: esce l’Ordine di Servizio RAI n. 195, dove si comunica l’affidamento di diversi incarichi importanti. Si inizia con Giuseppe Pasciucco, già capo staff di Fuortes e da poco presidente di RAI Way, nominato Direttore Coordinamento iniziative strategiche e si termina con la nomina di ben XXX nuovi direttori. Troppo impegnativo e faticoso nominarli: chi li conosce capisce … tutto, o quasi, della “nuova” RAI . Si capisce benissimo come e perché come si forma una “cultura aziendale” fondata sulla discrezione, sulla cooptazione politica, e non sul merito, capacità e competenza.
Nell’Ods vengono segnalate perle di saggezza con “… nominato Direttore della Direzione…”. Da leggere e conservare un dotto e sofisticato articolo di Carmelo Caruso su Il Foglio del 2 giugno : dei personaggi nominati se ne parla gran che bene.
Sabato 3 giugno. Il quotidiano Milano Finanza spara un titolo a palle incatenate: “I costi pazzi della RAI”.Si leggono cose brutte, cattive e crudeli: “Oltre al gigantismo spesso inefficiente si cumula sulla Rai una serie di anomalie e spese quantomeno discutibili” . Semplificando per chi non è pratico di numeri e tabelle: gli scarni ricavi vengono mangiati tutti dai costi. La Corte dei Conti denuncia, rimprovera e bacchetta ma con scarsi risultati. Esempi citati: RAI News 24 costa circa 10 mln, quasi quanto il Tg1, con la differenza che gli ascolti sono da prefisso telefonico. E poi c’è il doloroso capitolo Acquisto diprogrammi e diritti TV: nel 2020 sono aumentati a circa 1,7 mld con un incremento di circa 700 mln. Abbiamo appena lasciato alle porte la teoria del “pareggio di bilancio” ma ancora non sappiamo con quale verrà sostituita.
Domenica 4 giugno: la lettura dei giornali è sconfortante ma almeno offre una certezza che era largamente prevedibile: tra la Lega e Fratelli d’Italia non corre buon sangue, almeno sul futuro del canone RAI . Si legge che il “nuovo” DG Giampaolo Rossi “… non perché voglia fare polemiche di alcun tipo, la Rai è il servizio pubblico che ha il canone più basso in Europa, molte meno risorse di quante ne possa avere la Bbc o France Television”. A Rossi gli risponde a breve giro di posta e gli viene ricordato che: A – il ministro Giancarlo Giorgetti (che sul canone la sa lunga) bene che vada vorrebbe tornare alla sua riscossione direttamente all’Ufficio Postale oppure B – che la Lega ha depositato una proposta di Legge dove si ipotizza “… una progressiva riduzione del canone con un taglio a cadenza annuale del 20%, fino al suo totale azzeramento in cinque anni”.
Un bel bourdel! Come se ne esce? Semplice: vendiamo la RAI. Lo ha sostenuto il senatore Carlo Cottarelli (ex PD… da poco) nel numero in edicola de L’Espresso dove leggiamo incuriositi “…occorre almeno considerare un’ipotesi più drastica: privatizzare la Rai. Dopo tutto, al di là delle motivazioni storiche, perché lo Stato deve gestire una televisione? Si potrà dire che fornire informazione è un servizio pubblico. Ma allora perché gli altri media (giornali e social) sono privati? Perché allora non avere un giornale di Stato? Perché non un social di Stato?”. La domanda non è peregrina e non è nuova. A volte ritornano.
Nb: il tema era stato affrontato su La Stampa lo scorso 31 maggio a firma di Alessandro Di Nicola con il titolo “Ora privatizzate la tv pubblica”.
Ma la perla di giornata arriva per la prima volta dal “nuovo” DG Rossi: con una giacchetta rosa shocking fiammante a 4 bottoni bianco ghiaccio, propone nientepopodimenoche un cartoon su Gabriele D’Annunzio. Mah … boh … avesse proposto una serie, una fiction, un documentario, un colloquio immaginario con l’AI, un’intervista impossibile … passi … magari nessuno se ne accorgeva. Ma un cartoon no!!! I figli so’ piezz’e core !!! non si tocca il loro sottilissimo e instabile equilibrio psico emotivo relazionale sociale, culturale e ambietale. Comunque, bene, come inizio della “nuova Era” della destra in RAI e all’indomani del Comitato editoriale di cui sopra, possiamo stare sereni.
Giovedì 8 giugno, ore 08.00: convocata la Commissione Parlamentare per l’indirizzo e la Vigilanza RAI. prevista l’audizione della Presidente Marinella Soldi, del nuovo AD Roberto Sergio e della recuperata figura del DG Giampaolo Rossi. Data l’ora è stato previsto un ricco buffet: caffè in abbondanza e cornetti alla crema. Mettetevi comodi: si vede anche in streaming.