La settimana appena trascorsa deve partire giocoforza da oggi, ovvero dal primo lancio dell’ANSA delle 11.44 dove si legge “RAI, Cda approva palinsesti e schema contratto di servizio” .
Tutto ciò che è avvenuto la settimana precedente è stato solo un prologo ma non del tutto irrilevante. Tralasciamo il tema palinsesti e andirivieni di personaggi Tv più o meno riconducibili a destra e altri più o meno riconducibili a “sinistra”. Vedi il dibattito su Bianca Berlinguer che potrebbe passare a Mediaset. Si tratta di argomento interessante ma meritevole di attenzione fino ad un certo punto, ai limiti dell’irrilevante per quanto invece lo sono i nodi strategici che interessano il futuro della RAI che non sembrano destare pari interesse.
Quello che invece, in particolare, ha segnato un punto di svolta è stata la notizia, apparsa la prima volta lo scorso 28 giugno, del possibile “taglio “del giornalismo d’inchiesta” dalla bozza del nuovo Contratto di Servizio che, appunto questa mattina è stato votato a maggioranza. L’Azienda, in verità, ha poi prontamente smentito ma l’effetto valanga è iniziato e si è protratto fino a stamattina quando, con enfasi, prima il consigliere Alessandro Di Majo e a seguire Giuseppe Conte hanno rivendicato il risultato di aver salvato la Rai da quella improvvida nefandezza. Da notare che la consigliere Bria si è astenuta e il consigliere Laganà ha votato contro.
Il perno del dibattito è stato, appunto, l’impegno o meno nel proseguire il giornalismo d’inchiesta mentre tutto il resto, nell’attenzione pubblica, è passato in secondo piano. Leggiamo sull’ANSA: “Nella definizione dello schema del nuovo contratto di servizio Rai “è stata raccolta appieno e risolta la preoccupazione espressa sul nodo risorse economiche ed è proprio a tal fine che lo schema di contratto di servizio prevede per la prima volta un intero articolo dedicato alla sostenibilità economica e quindi alla compatibilità tra risorse riconosciute e perimetro degli obblighi di servizio pubblico” . Lo spiega la stessa azienda in una nota. La Rai “si è posta l’obiettivo, di definire un nuovo testo di contratto di servizio 2023- 2028 che garantisse ai cittadini utenti un’offerta complessiva di servizio pubblico rilevante, inclusiva, sostenibile, responsabile e credibile e dall’altro fosse di più facile lettura non solo per le parti del contratto stesso (Rai e Ministero concedente) ma soprattutto per i soggetti a cui il servizio pubblico vuole e deve rivolgersi”.
È vero: per la prima vota si pone in essere un sinallagma difficile da sostenere e comprendere. Una possibile traduzione di questa “novità” potrebbe essere nel concetto di scambio “Io Governo ti riconosco un tot di canone e tu Rai in cambio mi fornisci un quid di trasmissioni Tv, radio etc”. Si tratta di un argomento complesso e spinoso che non è stato mai affrontato pubblicamente e lo stesso PD, con il voto astenuto do oggi della sua consigliera di riferimento, ha dato prova provata dello stato di confusione in cui versa sui grandi temi strategici del Servizio pubblico. Il tema risorse, inoltre, è interessante per quanto l’argomento richiama i famigerati KPI (Key Perfomance Indicator) che, per la prima volta, verrebbero inseriti nel Contratto di Servizio.
Nota a margine: in attesa di conoscere le motivazioni del voto a favore, si registra ancora una singolare convergenza tra il M5S e il Governo sui temi RAI.
Come interpretare la vicenda del “giornalismo d’inchiesta” che prima scompare e poi riappare nella bozza di Contratto? Leggiamo una nota RAI: “Sarà assicurato l’impegno da parte dell’azienda a tutelare e a valorizzare nell’applicazione del contratto di servizio quella che è la grande tradizione del servizio pubblico nel campo del giornalismo di inchiesta” . Fumo negli occhi per non affrontare gli altri grandi temi che pure impattano in modo rilevante sul Contrato di Servizio e conseguente (e non complementare o parallelo) Piano Industriale? Probabile, possibile. Tant’è che non si legge nulla in proposito di RAI Way, di investimenti tecnologici, di ascolti etc.
Giovanni Valentini, sul Fatto Quotidiano di sabato 1 luglio, ha titolato “Il “golpe bianco” della RAI di destra (senza inchieste)” ed ha chiuso il pezzo con queste righe “In un Cda composto da sette membri, sarà decisivo dunque il comportamento della presidente Marinella Soldi, nominata a suo tempo dal governo Draghi. Staremo a vedere se vorrà associarsi al “golpe bianco” della destra. In questo caso, si renderà complice del regime mediatico” .
Adesso la “palla” della bozza di contratto approvata dal Cda passa al MiMit. Nuove pagine di agenda Rai stanno per essere scritte.