Tanto tuonò che piovve: è pervenuto ieri sera in Vigilanza RAI lo “Schema di contratto di servizio tra il Ministero delle imprese e del made in Italy e la RAI-Radiotelevisione Italiana Spa, per il periodo 2023-2028”. Ci sono notevoli ed importanti novità rispetto alla versione precedente e non sembrano certo a vantaggio della RAI, del suo sviluppo e della sua missione di Servizio Pubblico.
Prima di entrare nel merito e nell’approfondimento dettagliato dell’articolato proposto dal Ministero, sono necessarie alcune considerazioni. La nuova parola chiave è “contratto sinallagmatico” ovvero si pone in essere per la prima volta la natura di scambio tra le parti, RAI e Ministero competente, laddove una inadempienza di una parte potrebbe generare la risoluzione del contratto stesso. Si tratta dei cosiddetti contratti a prestazioni corrispettive bilaterali regolati dell’art. 1454 del Codice Civile che ne definisce compiutamente il perimetro. La Rai, da sottolineare per la prima volta all’interno del Contratto di Servizio, è chiamata ad adempiere il proprio compito di Servizio Pubblico in relazione al corrispettivo erogato in forma di canone e al raggiungimento di obiettivi (ancora non specificati).
In altre parole, non si tratta più di un servizio universale ma di una prestazione di servizio con regole proprie del mercato: ti erogo il canone solo se raggiungi determinati obiettivi che nessuno sa bene quali possono essere e come misurare. Si esce quindi dalla logica, dalla natura, dalla mission di Servizio pubblico generalista per entrare nel pieno della logica del privato dove tutto è misurabile in termini di quantità e numeri, prezzo e misura. Nota bene: è in corso il “tavolo di lavoro “ sul futuro del canone, sulla sua natura e sulle modalità di riscossione: una grave incognita che pesa su tutto il perimetro del Contratto e conseguente Piano Industriale.
Tutto questo è contenuto in premessa, laddove si legge al punto 5, lettera a, che “… in coerenza con le risorse economiche pubbliche derivanti dal canone riconosciute a Rai, indicare con chiarezza gli impegni e gli obblighi del contratto di servizio , ferma rimanendo l’esigenza di garantire la sostenibilità economica, l’efficienza aziendale e la razionalizzazione della spesa;” e poi alla letta c “ assicurare una maggiore cogenza degli obblighi assunti nel contratto di servizio, in particolare attraverso l’introduzione di obiettivi misurabili nonché potenziando le modalità, gli strumenti e gli organi di verifica dell’attuazione dei suddetti obiettivi”.
Sono rientrati dalla finestra i famigerati KPI (Key Performance Indicator) tanto cari alla Presidente Marinella Soldi che invece sembravano usciti dalle bozze precedenti. Ecco giustificato il “segreto e la riservatezza” finora tenuto sull’argomento. In questi termini viene fissato un principio generale, seppure ancora vago e indeterminato nelle specifiche e dettagliate articolazioni, che trova poi fondamento in quello che appare il vero “buco nero” entro il quale sprofonda il nuovo Contratto: sparisce per intero l’art. 25 (Obblighi specifici per l’attuazione della Missione) della versione precedente e compare un allegato, il n. 1, titolato genericamente “Offerta di servizio pubblico” e, attenzione, con un riferimento al nuovo art. 25.3 dove si legge che “Gli allegati, che costituiscono parte integrante del Contratto, non sono soggetti a pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana. Tali allegati sono depositati presso la Direzione generale per i servizi di comunicazione elettronica e di radiodiffusione del Ministero”. In altre parole, quelli che erano gli specifici obblighi contrattuali, seppure ancora definiti “parte integrante del Contratto” saranno di fatto sostituiti da una sorta di “scrittura privata” e quindi non sottoposta ad alcun controllo e verifica pubblica. Vedi pure art. 22: “La Rai è tenuta a trasmettere al Ministero, all’Autorità e alla Commissione, entro i tre mesi successivi alla chiusura di ciascun semestre, una dettagliata informativa sul rispetto degli obblighi di cui all’allegato 1”.
Sparisce l’obbligo di presentare il Bilancio Sociale come pure “La RAI è tenuta a presentare … un Piano industriale … etc “
Nota a margine: nel documento presentato ieri non c’è traccia del “giornalismo d’inchiesta” che pure ha sollevato tanta, legittima, attenzione. Tutto derubricato a generici “programmi o rubriche di approfondimento, inchieste, reportage …”che invece nel precedente Contratto era esplicitamente previsto al punto v) del citato art. 25 sugli obblighi specifici.
Ora si potrà aprire un confronto pubblico, aperto e trasparente su questo che, per alcuni, è solo una trappola inutile e perditempo mentre per altri è la sola, forse ultima spiaggia, sulla quale cercare di difendere quel residuo spazio di Servizio Pubblico radiotelevisivo che ancora resiste. C’è ancora molto da dibattere e approfondire.