Commissione Parlamentare di Vigilanza Rai
Siamo ancora in alto mare e le complicate alchimia della politica non lasciano molto spazio ad interpretazioni granitiche. Dopo oltre un mese dalla nomina di Lorenzo Guerini (PD) come presidente del Copasir, dell’altra Commissione di garanzia che spetta all’opposizione non ci sono tracce ne dei nuovi componenti che il Parlamento non ha indicato e tantomeno del successore di Alberto Barachini. Le trattative sono in stallo sia tra Governo e opposizione, sia all’interno dell’opposizione e, per quanto abbiamo potuto sapere, anche all’interno dei singoli partiti, in particolare nel M5S. Per quanto noto, il Governo non ha e non dovrebbe avere voce in capitolo su questo argomento, però è giocoforza supporre che possa “osservare” il tema con grande attenzione. Non appare del tutto inverosimile l’ipotesi che sia proprio a Palazzo Chigi il freno alla soluzione del problema. C’è chi sostiene che si possa trattare di una specie di ricatto: fintanto che non si “sblocca” qualcosa di rilevante e significativo a Viale Mazzini (vedi Fuortes) a San Macuto non si tocca palla. Ipotesi suggestiva ma forse poco robusta. È pur vero che la mancata nomina della Vigilanza per la Rai significa bloccare il proseguimento del dibattito sul nuovo Contratto di Servizio (vedi avanti) ma la sua competenza, nel merito, non ha un raggio di azione immediato ma solo dopo che il Ministero e il Cda Rai hanno completato la loro parte sulla redazione di una bozza condivisa che ancora invece non è dato conoscere. Anzi.
Per voler rimanere dalle parti di Palazzo Chigi, ci sono altre due ipotesi che vale la pena ricordare. La prima è una specie di “cambiale” che il Governo potrebbe sottoscrivere con quella parte di opposizione riconducibile a Renzi/Calenda che vorrebbe candidare alla presidenza la Boschi. Una specie di baratto a futura memoria. L’argomento è plausibile ma forse poco praticabile. L’altra ipotesi che potrebbe ricondurre ad un suo “interesse” a mantenere la situazione in stallo si può fa risalire al proposito di voler mettere le mani su tutto il perimetro delle TLC, a partire dalla rete unica, dove però non ci sarebbero idee molto chiare e allora, qualcuno ragiona, è opportuno prendere tempo.
Infine, per come sono andate le cose con il Copasir, in teoria il PD non dovrebbe avere difficoltà a sostenere un candidato del M5S. I nomi che sono circolati sono stati quelli di Riccardo Ricciardi e di Stefano Patuanelli. Due nomi “pesanti” dove però il secondo (ex ministro MISE) risulta essere più “gradito” al centro destra rispetto al fedelissimo di Conte. Dalle parti del PD lasciano intendere che la fonte dello stallo sia in casa del Movimento e non appare una teoria del tutto bizantina. Troppo delicato l’argomento per lasciarsi sfuggire di mano una posizione di tale rilievo. Con l’aria che tira sul futuro del PD, vedere gli “alleati” in difficoltà poi è tutto vantaggio. Significativa la dichiarazione del Senatore Licheri (M5S) a La Notizia: “È fondamentale arrivare a una presidenza autorevole, equilibrata e capace di garantire i diritti e le esigenze di tutti all’interno di un organo di garanzia così importante. La Commissione di Vigilanza Rai non può correre il rischio di essere gracile o peggio permeabile. Meglio prendersi tutto il tempo che occorre e costruire un soggetto parlamentare forte e indipendente”.
Canone
La partita sul futuro del canone Rai è stata solo rinviata ma non chiusa del tutto. Solo last minute il nuovo ministro Giorgetti ha decretato che il pagamento del canone resta in bolletta in quanto non sono state rilevate criticità in contrasto con gli adempimenti previsti dal PNRR. Almeno per il 2023, poi si vedrà. Il suo collega di partito Salvini però non sembra essere della stessa opinione e, infatti, non fa che ricordare anche su Tik Tok che è un suo specifico impegno andare verso la cancellazione dell’imposta. Quando e in che modo sostituirla però non è dato sapere. Ma le modalità di riscossione sono solo una parte del problema: oggi, per gli amministratori di Viale Mazzini si pone un tema ben più pressante: come compensare le possibili perdite già prevedibili su due fronti: i mancati introiti per le bollette non pagate 2022 e il canone speciale dovuto dagli esercenti attività commerciali. Non si azzardano cifre ma i numeri di cui si ha notizia sono rilevanti: da Sky Tg24 dello scorso ottobre leggiamo che “L’aumento del prezzo dell’energia ha portato 4,7 milioni di italiani a saltare il pagamento di una o più bollette luce e gas negli ultimi 9 mesi”. Il passaggio dalla morosità all’evasione potrebbe essere breve. Altro capitolo sensibile è il canone speciale che sui libri contabili Rai vale per oltre 70 mln di euro in condizioni “normali” che oggi, purtroppo, non sono. Gli esercenti sono ancora sotto i colpi di una crisi prima determinata dal Covid e ora da una pressione dei prezzi energetici sempre meno sostenibili.
Contratto di servizio
La trattativa per la stesura del Contratto di servizio è attualmente fermo alla “fase 3” che prevede la scrittura di una bozza condivisa tra Viale Mazzini e il MiMi. Dopo aver acquisito le linee guida del Governo e di AgCom si tratta ora di formulare un testo che si dovrà prima approvare formalmente dai due soggetti interessati che dopo il Ministro provvederà ad inviare in Vigilanza per un parere vincolante ma non obbligatorio. Forse, proprio in virtù dell’assenza della Vigilanza, è stata prorogata la scadenza dell’attuale Contratto di oltre 6 mesi. Da parte Rai, al momento sono noti due documenti: il primo è una bozza di lavoro presentata in Cda lo scorso gennaio e il secondo si riferisce ad un testo presentato in Vigilanza Rai lo scorso 21 luglio con un focus particolare sul Piano Immobiliare.
Recentemente, attraverso le colonne de La Stampa si è letto che il MiMi “avrebbe” bocciato una bozza presentata da Viale Mazzini ma, subito dopo la presidente Soldi che dirige il gruppo di lavoro interno e coordinato da una consulente esterna, Cinzia Squadrone, ha smentito la notizia sostenendo che si tratta di “…interlocuzioni tra le parti, come necessario”.
Dibattito pubblico sull’argomento pressochè inesistente: l’ultima occasione c’è stata a luglio scorso promossa da Usigrai e FNSI con il titolo “Una sfida per l’Italia”. Una sfida che nessuno ha potuto raccogliere visto il cambio radicale avvenuto nel panorama politico dopo lo scorso 25 settembre. Quali sono gli orientamenti del Governo sul riassetto futuro della Rai non è dato sapere. Il Contratto di Servizio implica una logica cosiddetta “sinallagmatica” ovvero di impegni richiesti in cambio di risorse certe e garantite. Ad oggi nessuno è in grado di sapere cosa si richiede specificamente alla Rai ovvero qual debba essere la sua “missione” e cosa il Governo è in grado di garantire per gli adempimenti specifici. L’argomento è assolutamente centrale in epoca di restringimento progressivo dl mercato pubblicitario. A parità o forse peggio, a scarsità di risorse, appare difficile supporre che Rai possa sostenere lo sforzo richiesto. O si aumentano le risorse o diminuisce il perimetro di impegno. Quando negli anni scorsi la BBC si è trovata in condizioni simili ha reagito così: “Abbiamo bisogno di una Bbc più semplice per affrontare le sfide che ci aspettano” ha detto Hall che ha aggiunto: “Abbiamo già ridotto in maniera significativa i costi di gestione, ma dobbiamo focalizzarci su cosa davvero conta per realizzare programmi e contenuti di alto livello per tutti i nostri ascoltatori”. La prima mossa del direttore generale sarà quella di ridurre da 10 a 7 le persone assegnate in ogni area, poi si passerà alla fusione tra i settori attigui” (da la Repubblica di luglio 2015).
Il nuovo Parlamento su questi temi ancora non è pervenuto. Non c’è fretta. La Rai rallentata, sommessa e priva di prospettive per alcuni va benissimo così.