Tutte le piattaforme televisive dovranno prima o poi convergere nella distribuzione in streaming. La ricerca “Scaling the future of television”, di Omdia, realizzata per conto di Comcast, azionista di Sky, lo dà per scontato. Non è scontato, invece, come ci arriveranno.
Non vi sono scorciatoie: in Francia, Salto, il servizio di Svod lanciato da TF1, M6 e France Television, cioè da tutti i broadcaster privati e pubblici, dopo due anni di vita, potrebbe chiudere prima della fine dell’anno, secondo Le Figaro. Eppure, ha raggiunto un milione di sottoscrittori, che pagano dai 7 ai 13 dollari al mese. Il problema è che Netflix in Francia ha 10 milioni di sottoscrittori.
Meglio cercare un’integrazione progressiva tra gli aggregatori di contenuti e i Big dello streaming, sostiene la ricerca. La competizione in un sistema frammentato come non mai tra piattaforme, schermi e terminali differenti mette sempre più in discussione l’establishment televisivo. Netflix farà un altro passo in avanti nella concorrenza ai broadcasters, dopo aver lanciato da novembre la propria offerta di AVOD, con l’inserimento della pubblicità in dodici paesi, tra cui l’Italia: entrerà sul mercato dei diritti sportivi. Non è una novità assoluta: tempo fa la compagnia aveva espresso “interesse” per la Formula Uno, ma non se ne fece nulla. Ora Netflix potrebbe partire dal tennis per contrastare la concorrenza di Amazon Prime, Discovery, Disney+, Paramount+ oltre alle pay tv. Un mercato dove è entrata anche Apple, acquistando i diritti della Major League Baseball e Major League Soccer negli Stati Uniti. La Rai ha già calcolato quanto potrà perdere nei prossimi tre anni, intorno ai 90-100 milioni di euro. Andrà verificato se le previsioni sullo sviluppo dei mercati saranno confermate, perchè dall’andamento della pubblicità, a cui viene offerta la possibilità di personalizzazione, a quello degli ascolti, con la nuova total audience, fino alla crescita o alla decrescita dei soggetti in campo (Disney+ continua ad accumulare nuovi abbonati e nuove perdite…) non è facile stimare e quantificare una perdita di budget pubblicitario.
Nessuno è al sicuro, nel Risiko delle televisioni europee: Prosibensat, che ha in Mediaset il maggior azionista, ha smentito i rumors su un possibile acquisto di Sky Germania per un miliardo di euro, ma i rumors segnalano la situzione di difficoltà di Sky in Germania (e in Italia), con forti perdite di bilancio, a fronte della competizione dei servizi SVOD in streaming.
Il loro catalogo sterminato, e il loro prezzo contenuto, attraggono un numero sempre maggiore di utenti alla ricerca di un’esperienza personalizzata. Tanto che Auditel registra ascolti elevatissimi per il browser di Netflix, quando si è alla ricerca del contenuto da vedere in quell’ora e in quel giorno.
La ricerca OMDIA illustra in un grafico l’andamento delle sottoscrizioni globali alla pay tv e ai servizi on line, che hanno superato tra la fine del 2020 e il 2021 il numero di sottoscrittori della pay tv. Ma con un introito annuale per abbonato inferiore per i servizi streaming. La necessità di avere contenuti in esclusiva e un catalogo sempre più ampio aumenta i costi. La soluzione di Sky in Italia, quella di integrare le app di streaming nella propria piattaforma, è un’arma a doppio taglio. L’utente resta nell’hub Sky e ne usa il decoder, è vero, ma può spostare la propria spesa dalla pay ai servizi SVOD, magari “tagliando” alcuni dei pacchetti offerti da Sky. Occorre offrire un’esperienza sempre più personalizzata e qui arriva lo Sky Glass, che merita un discorso a sé., cercando di costruire un percorso personalizzato tra abbonato e offerta, possibile solo profilando i gusti e le preferenze del primo, cioè i nostri gusti e le nostre preferenze.
Un aiuto ai broadcaster rispetto ai Big Streamers può arrivare dai governi e dall’Unione europea. Il Governo inglese con il Digital Right Review vuole rivedere e ampliare la lista degli eventi da trasmettere “per tutti”, ma permettendo agli operatori televisivi di distribuirli dalla proprie piattaforme digitali. Francia e Italia sono pronte ad opporsi, in sede di Conferenza di Ginevra 2023, ad un’eventuale decisione di far lasciare ai broadcasters televisivi tutta la banda UHF per destinarla ad Internet in mobilità entro un anno ritenuto troppo vicino, come il 2026 ma anche il 2028. l’Unione europea ha approvato due Regolamenti, immediatamente in vigore in tutti i paesi dell’Unione, il Digital Markets Act e il Digital Services Act per costringere le grandi piattaforme a dare accesso senza discriminazioni alle imprese europee e nazionali, imponendo loro anche il controllo dei loro algoritmi e superando il criterio dell’irresponsabilità delle stesse piattaforme rispetto ai contenuti e ai servizi veicolati.
Lanciare la tv tutta in streaming significa avere una killer application essenziale per portare la fibra in tutte le case. Ma siamo molto lontani da quest’obiettivo e le reti televisive potranno sfruttare i nuovi formati dell’immagine su grandi schermi e prepararsi all’integrazione con i colossi dello streaming.